Benvenuto/a nella nostra rubrica dedicata alle parole, al loro significato, alla loro importanza.
Al bene e male che possono generare. Al loro valore.
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AREA PSICO EMOTIVA
Sensibilità emotiva: Vuol dire percepire attraverso i sensi. Erroneamente definita come un "punto debole", la capacità di rapportarsi con gli altri e col mondo attraverso i sensi e le emozioni, è sicuramente un "dono". Ciò che può danneggiare è una eccessiva predisposizione che si tramuta in una "Ipersensibilità emotiva", che genera disagio e vulnerabilità. Si parla in questo caso di PAS, ovvero Persone Altamente Sensibili, il cui livello di empatia risulta molto più alto a causa di un sistema neurologico molto più attivo e suscettibile del normale.
⚠️ Attenzione: non stiamo parlando di una condizione patologica! La ricercatrice in psicologia, docente universitaria, psicoterapeuta e scrittrice Elaine Aron, si è occupata dello studio delle PAS effettuando una serie di analisi che hanno portato a definire l'Alta Sensibilità come un tratto della personalità con una predisposizione genetica. La Aron ha formulato insieme a suo marito, un Test per la rivelazione della caratteristiche tipiche che nella versione italiana si trova a questo link:
https://www.personealtamentesensibili.it/sei-altamente-sensibile/
Ansia: Funzione necessaria legata alla sopravvivenza degli animali prima e degli umani poi, l'Ansia è un campanello di allarme importantissimo che ci avverte quando siamo esposti a situazioni di pericolo. Si manifesta accompagnata da un insieme di reazioni fisiologiche e comportamentali che tutti sperimentiamo ma che possono tramutarsi in disfunzionali nel momento in cui il "pericolo percepito" è di gran lunga superiore rispetto al "pericolo reale", così da innescare una risposta emotiva sproporzionata. Quando tale risposta supera i livelli normali, ovvero funzionali, diventa disfunzionale, trasformandola in un Disturbo d'Ansia.
Le risposte fisiologiche correlate al questo disturbo sono generalmente riassumibili nei seguenti sintomi:
palpitazioni/aumento della frequenza cardiaca; sensazione che manchi il respiro;
vertigini e mal di testa improvviso;
sudorazione eccessiva;
nausea, formicolii degli arti, tremori, tensione muscolare;
disturbo del sonno;
depersonalizzazione o altri sintomi di natura dissociativa.
Le risposte cognitive invece:
percezione ingiustificata di un evento catastrofico imminente;
sensazione di black-out mentale, con mancanza di lucidità;
prevalenza di immagini e pensieri negativi
percezione di essere, osservati, controllati o oggetto di complotto altrui
Stress: E' la condizione psicofisica in cui ci ritroviamo nel momento in cui stiamo facendo fronte a richieste eccessive rispetto le nostre energie disponibili. E' comprensibile che questa condizione possa capitare a chiunque nel corso della vita ma impatta sull'organismo a seconda di alcune variabili fondamentali.
Innanzitutto bisogna considerare la natura degli eventi stressogeni (stressors) che, qualora fossero rappresentati da stimoli positivi (sfide, obiettivi, cambiamenti migliorativi) genera risposte psicofisiche positive e le sensazioni di tensione, nervosismo e irrequietezza sono di breve durata. In questo caso si parla di EUSTRESS.
Nel caso in cui gli stressors generano risposte negative, che ci condizionano per un tempo più lungo, allora siamo in preda ad una situazione intensa di disagio, fatica, insicurezza, dalla quale ci sentiamo sopraffatti e che viene definita DISTRESS.
Questo accade quando abbiamo l'impressione di esserci imbarcati in qualcosa più grande di noi e non avere gli strumenti per gestirla. Ciò determina un condizionamento importante sulle nostre abitudini e sulla nostra capacità di mantenere un equilibrio psicofisico. In questo caso bisogna intervenire prontamente.
Identità: E’ quella dimensione di coerenza e integrità personale che si arricchisce nel tempo di tutte le nostre esperienze di vita, quindi l’identità è di fatto un processo continuo. L’identità va interiorizzata, valorizzata, costruita e difesa. E' una bussola che ci orienta sempre su:
chi siamo
dove siamo
e come funzioniamo
Quindi è la struttura della nostra personalità sommata al bagaglio delle nostre esperienze. E’ unica!
L’identità personale si conquista attraverso:
la conoscenza della nostra struttura caratteriale,
il riconoscimento degli automatismi comportamentali,
la definizione dei nostri valori,
la capacità di autoascolto
la capacità di discernimento emotivo
la modalità di approccio alla natura, alle cose e alle persone
L’identità personale comincia a strutturarsi:
Fino ai 10 -12 anni la nostra risposta emotiva si struttura in base alla relazione con la famiglia, principalmente la madre, dopo entra in gioco l’ego, spostiamo la nostra attenzione verso il mondo ed è qui che l’identità inizia ad arricchirsi durante tutto il corso della vita.
AREA INCLUSIONE
Appartenenza: sentirsi parte di qualcosa: un luogo, una comunità, una famiglia. Ciascuno di noi può dire di appartenere ad una famiglia, una comunità, o ad un luogo. I migranti provano vari tipi di appartenenza, appartengono a più luoghi in base a quelli in cui hanno abitato; a più comunità in base a quante persone hanno conosciuto; a più culture: quella di origine, quella di passaggio, quella di arrivo, quella di origine dei propri genitori e quella dei nuovi affetti nel paese di arrivo.
Profugo: termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali.
Migrante: termine generico che indica chi sceglie di lasciare il proprio paese per stabilirsi temporaneamente o definitivamente in un altro. Tale decisione generalmente dipende da condizioni economiche, va perciò a cercare un lavoro e migliori condizioni di vita.
Migrante irregolare: chi per qualsiasi ragione entra irregolarmente in un altro paese. A causa della mancanza di validi documenti di viaggio, molte persone in fuga da guerre o persecuzioni giungono in modo irregolare in un altro paese, nel quale poi inoltrano domanda di asilo.
Richiedente asilo: una persona che richiede di essere riconosciuta come rifugiato e che è in attesa di un responso. La sua domanda viene presa in carico dalle autorità del paese in cui arriva
Rifugiato: chi è costretto a lasciare il proprio paese a causa di conflitti armati o persecuzioni per religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per ideali politici.
Beneficiario di protezione sussidiaria: chi pur non rientrando nella definizione del termine “rifugiato” ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non sussiste una persecuzione individuale, necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, subirebbe un “danno grave” a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce violazioni dei diritti umani.
Beneficiario di protezione umanitaria: fino al 2008 in Italia, come in altri paesi dell’UE, non era prevista la concessione della protezione sussidiaria, bensì di quella “umanitaria”, che è rimasta in forma residuale nell’ordinamento italiano, anche se prevede minori diritti della protezione sussidiaria e dello status di rifugiato.